R.U.R.
Rossum’s Universal Robots
di Karel Čapek
Traduzione e cura di Vanni De Simone
Scritto nel 1920 e messo in scena per la prima volta al Národní Divadlo di Praga il 25 gennaio del 1921, R.U.R. segna l’ingresso nelle lingue di tutto il mondo di un neologismo che avrà una fortuna inattesa e grandissima nella storia del costume, della letteratura e della scienza mondiali, robot (dal ceco robota faticaccia, sfacchinata). Impasti di una sostanza chimica prodotto della mente di uno scienziato geniale, Rossum, un ‘pazzo fantastico’, i robot di R.U.R. sono stati visti come feroci rivoluzionari in rapporto con l’allora recente rivoluzione bolscevica, anelanti alla distruzione del mondo per imporre un ordine nuovo che nell’opera appare tutt’altro che positivo o gradevole. I robot, anche se privi di anima ma torvi e subdoli, hanno però una intelligenza e una memoria straordinarie che utilizzeranno per scatenarsi contro i loro stessi costruttori umani, e addirittura contro lo stesso Čapek, sgomentato dai mostri da lui suscitati nella sua opera.
Tuttavia queste interpretazioni potrebbero risultare riduttive, in quanto R.U.R., metafora e parabola di avvenimenti di portata immensa, si presta facilmente a più piani di lettura, da quello socio-politico a quello, più specifico, della letteratura utopistica mondiale e della tradizione fantastica occidentale.
Karel Čapek (1890-1938), giornalista e scrittore di romanzi visionari e fantastici, Abissi Splendenti, (scritto assieme al fratello Josef, 1916), La Fabbrica dell’Assoluto (1922), Il Meteorite (1934), libri di viaggi, racconti e saggi, deve la sua fama tuttavia ai lavori per il teatro: Gli Insetti (1921) e R.U.R., la sua opera più nota. Sue anche le commedie Il Brigante (1920), Il Giuoco Fatale dell’Amore (1922), Adamo Creatore (1927) Il Morbo Bianco (1937), La Madre (1938). I suoi ultimi lavori teatrali, scritti poco prima dell’invasione nazista della Cecoslovacchia, trattano proprio dell’avvento della dittatura e degli sconvolgimenti della guerra.
Morì a Praga la vigilia di Natale del 1938.
Ne hanno parlato: CacciatorediLibri |