Nella narrativa di questa epoca ciò che appare ‘inventato’ ha spiegazioni talmente reali, che una concezione unicamente spazio-temporale non riesce non solo a comprenderle ma nemmeno a raffigurarle. Forse la realtà presenta verità così avanzate rispetto alla metafora tecnologica, da risultare indefinibile. Se ne deduce che la rappresentazione mimetica (propria dell’arte realistica) è in corto circuito, perché le sue raffigurazioni producono fotografie sempre più sfocate dei mondi che vorrebbero raccontare. Oggi la tecnologia della post-modernità ha dato invece impulso a una rappresentazione a specchio del mondo ‘esterno’, che può essere letta in termini di raffigurazione mitica degli eventi. Il mezzo per la loro narrazione è ciò che in questa sede viene definito deadLine. In tale ottica, il fantastico diventa concreto e tangibile quando funge da lente di ingrandimento e rifrazione dei fatti: in apparenza li deforma, ma in effetti li mette a fuoco, contribuendo a una più autentica percezione. Ma tuttavia la loro velocizzazione impedisce anche a una scrittura ‘semplicemente’ fantastica speculazioni su un qualsiasi futuro, poiché essi oggi invecchiano assai rapidamente, non riuscendo a tenere il passo con i continui rivolgimenti dell’esistente.
Basata sulla sincretizzazione di vari generi unificati da una caratterizzazione che solo inizialmente riporta al fantastico, deadLine vuole trasfigurare la realtà stessa grazie a una scrittura che qui definiamo scrittura neoimmaginaria: questa dovrà essere il mezzo di comprensione di tale mutazione, in quanto metaforizzazione del tempo presente in funzione della comprensione dei fenomeni del mondo. Sarà una letteratura che non darà notizie dirette ma segnali, in apparenza confusi o contraddittori, perché la sua funzione non sarà di ‘informare’ ma suscitare visioni e ricreare miti. In tale ottica, la realtà corrisponde al corto circuito o al momento di fusione tra ciò che si percepisce e ciò che rimane oscuro, in una condizione di perenne penombra appena schiarita.
Il nucleo immaginativo e gli strumenti tecnici (poetica, linguaggio, immaginario, costruzione e decostruzione del ‘plot’, personaggi) di queste narrazioni sono in un territorio molto frammentato, a metà tra la ‘sperimentazione trans-linguistica e la tecnopoesia fantascientifica’. La lingua della deadLine scaturisce così da un melting pot figlio della globalizzazione. La ricerca partirà da testi che non facciano uso di modelli linguistici esclusivamente nazionali ma, ove possibile, transnazionali, per opporsi sia a un nazionalismo culturale perdente, sia alla dipendenza dalla produzione esclusivamente straniera. Tale scrittura ha vari presupposti teorici: è mitica e metaforica; riutilizza l’insieme di segmenti costituiti dai vari generi, dal noir alla cosiddetta ‘fantascienza’ (splatterpunk, cyberpunk, steampunk, historical mistery fiction), con l’obbiettivo di sussumerli, scomporli e poi ricomporli continuamente, testi che abbiano coscienza della stratificazione delle epoche, che contengano sia il narratore sia il critico. Mitologia, realismo magico, fantascienza classica; rapporti tra tecnologia e spiritualità; new age; neogotico; esaltazione del ‘personaggio’; ricerca, anche estrema, linguistica; interpretazione dei fenomeni sociali e politici del terzo millennio: dallo scontro delle civiltà al riaffacciarsi delle lotte di religione di stampo medievale. Questo e altro ancora sono gli obiettivi, forse ambiziosi, ma certamente metaletterari, di questa collana di narrazioni.