After London
di John Richard Jefferies
Traduzione e cura di Vanni De Simone
Pubblicato nel 1885, After London è un geniale romanzo di ‘anticipazione’, una vera e propria distopia ucronica, una utopia negativa collocata in un non-tempo. Privo di coordinate temporali chiare o di date, in cui l’era moderna di colpo pare diventata quella degli antichi, nel romanzo il tempo è scomparso perché non si riesce a dargli una datazione esatta (Jefferies non nomina mai date, se non vaghissimi ‘migliaia di anni’) ed è ricreata un’affascinante atmosfera pseudo medievale nella quale passato, presente e futuro creano un vero corto circuito. Una delle caratteristiche di questo romanzo distopico è che se da una parte alcune figure e situazioni sono ispirate a personaggi e fatti reali, dall’altra (il corto circuito) l’Inghilterra appare ridivenuta territorio selvaggio in seguito a una catastrofe che ricorda uno sconvolgimento di tipo nucleare (magistrale è la descrizione dei luoghi nei quali sorgeva appunto Londra, caratterizzati da fenomeni assai tipici di un post bombardamento di questo tipo), per cui il lettore ha di fronte a sé uno scenario raccontato nel XIX secolo ma che per l’uomo del XXI è divenuto quasi ‘familiare’, se non addirittura un pericolo dei tempi passati. Ma alcuni dati ci ricordano che è vero l’assoluto contrario: il famoso ‘Orologio dell’Apocalisse’, il segna-tempo simbolico che sul ‘Bulletin of the Atomic’ indica il numero di minuti mancanti alla mezzanotte dello scoppio della guerra nucleare è sceso dai 5 del 2012 ai 3 del 2015: lo stesso numero del 1984(!), in piena guerra fredda. Importantissimo in Jefferies è poi l’elemento naturalistico, che permea e rende attualissima la dimensione e la poetica dell’opera, in tempi in cui l’ecologia sta diventando una assoluta necessità.
Richard Jefferies (1848-87), figlio di un agricoltore del Wiltshire, fu scrittore e naturalista. La prima opera che suscitò un certo interesse fu The Gamekeeper at Home: Sketches of Natural History and Rural Life (1878). Jefferies si basava ampiamente su “taccuini da campo” sui quali annotava meticolosamente le sue osservazioni sulla vita naturale della campagna. Altre opere comprendono Wild Life in a Southern Country (1879); The Amateur Poacher (1879); Wood Magic (1881), in cui un ragazzo solitario vive in un magico mondo di selvaggi animali parlanti; Bevis, The Story of a Boy (1882), ricordi, per adulti e ragazzi, della sua infanzia in campagna. Una delle opere più note è The Story of my Heart (1883), in cui parla della nascita della sua personalissima fede religiosa e che provocò all’epoca un vero scandalo.